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Detroit, Michigan. 5 Novembre 1985


??? – AAAAAAAAAHHHHHHHH!!!

Cos’è? Cos’è stato?... Era un urlo, almeno mi pare. Questa volta l’ho sentito, si… Era forte. Molte più forte di quello di prima. Inizio ad avere paura adesso… Via queste coperte, ho caldo. Non ho voglia di stare sdraiato…Ho paura… Che ore sono? E’ tardi…Troppo tardi perché siano sempre alzati. Ultimamente litigano spesso, si, ma stasera stanno esagerando…

??? – AHHHHH!... Basta Peter! Chiamo la polizia!

Mamma?...

P – Eh!? …Tu non fai un cazzo brutta puttana! Vieni qua, Rose!

Qualcuno… Voglio qualcuno qua con me… Ma che sta succedendo? Non riesco a capire… La porta è socchiusa, uno spiraglio di luce entra dalla piccola fessura. E’ la luce del salotto, è da li che vengono queste voci. Mi avvicino… Voglio vedere che sta succedendo.



R – Allontanati! Allontanati!... NO!!

Ma che sta facendo!?... Un oggetto di metallo…Mi pare di aver visto un oggetto di metallo in mano di papà… Adesso è passata mamma, sembra aver paura… Qualcuno mi dica che sta succedendo qua…

P – Te lo dico per l’ultima volta!... Tu prova a chiamare la polizia anche solo per sbaglio e raggiungerai tua madre!

… Sua madre? La nonna?... Ma non è morta?!

R – Mi fai schifo!... Sei ubriaco! Vattene a fanculo Peter!

Provo a sporgermi, a vedere meglio… La porta si muove appena…Ma ora riesco a veder meglio… E, aspetta… Perché papà ha un coltello in mano!? Sembra quasi che non si regga in piedi…

P – E’ così che ti rivolgi a quelli che ti scopi quando esci eh?!...DIMMELO PUTTANA!

Ma che fa!? L’ha presa per la gola!....Ma un rumore assordante di un treno che passa attira il loro sguardo verso di me… Però sembrano non vedermi, il treno è ormai passato eppure mi fissano… La cosa non mi piace… Ora ho paura… Mi tiro indietro cercando di fare il minor rumore possibile…

“DRIIIIIIIIIIIIN”

Il telefono li distrae…Ed è mamma che va a rispondere…Ma papà le va dietro…

P – Che cazzo credi di fare eh!? … CHE CAZZO CREDI DI FARE!? SARA’ UNO DI QUEI BASTARDI AI QUALI SUCCHI IL CAZZO! EH!?

Ma perché stanno litigando così!? Non capisco… Mi riaffaccio alla porta, stavolta faccio molto piano…Con una mano giro la maniglia cercando un sostegno, uno qualsiasi…I fari delle auto illuminano a momenti la finestra della mia cameretta… Sembra quasi impossibile che stia accadendo…Aspetta, Mamma ha il telefono in mano, sta ancora squillando…

R – E’ importante Peter! Devo rispondere!

P – Importante un cazzo! TE LI SEI SCOPATI TUTTI QUELLI LA, EH!? DIMMI LA VERITA’! DIMMELO!!

Ma che…?

R – Ti ho detto di no..

P- Non dirmi cazzate! TI HO VISTO!

Mamma lo fissa negli occhi, riesco a vedere odio nelle sue pupille…E adesso si porta il telefono all’orecchio..

R – Si, pronto…

P – PUTTANA!

E papà le da uno schiaffo! Mamma è cascata a terra e il telefono è schizzato qualche metro più in la…Pare veramente arrabbiato… E le salta addosso! Ma che le sta facendo!?... Attimi di tensione…e aspetta…cos’era questo rumore?!... Secco, duro… Deciso. Mi par di sentire un mugolio adesso… Poi, il silenzio. Papà si è rialzato… Ma che ha in viso? Mi pare shockato… Che ha visto?...Si porta una mano al volto, se la passa tra i capelli respirando profondamente…

P – No… no…

No cosa? Voglio capirci di più…Voglio vedere!... Ma papà si è voltato verso di me! Credo mi abbia visto!... Con uno scatto mi rimetto sotto le coperte, me le alzo fin sopra la testa…Ho paura. La porta si sta aprendo… Lo sento… Passi…Passi…Una voce…

P – Andiamo..

Mi toglie le coperte velocemente… è papà.

P – Mi hai sentito!? Ho detto andiamo!

Schizzo giù dal letto, papà mi prende per un braccio e mi trascina fuori dalla camera con se…Lo guardo in volto… Poi volto la testa verso il salotto e dalla parete sporgono solo due gambe per terra…. Chiedo che è successo a papà, ma lui non pare volerne parlare. Ha paura anche lui.

P – Non fare domande, Terry.


“Ancora il solito incubo.”

“La notte che mio padre assassinò mia madre avevo poco più di 10 anni. Ero solo un bambino. Certe cose non potevo capirle. Percepii però l’atmosfera che si era creata in quell’abitazione. Insostenibile già da giorni e quella notte esplosa. Mi capita spesso di ripensarci, è un sogno ricorrente oramai. In fondo, ha segnato la mia infanzia.”

“Di quella notte non mi ricordo più niente. Come se avessi staccato la spina… Una sorta di accendi spegni. Ho ricordi molto nitidi però di quello che successe dopo la morte di mia madre. Fui affidati ai miei nonni materni e mio padre venne condannato all’ergastolo per omicidio colposo. Al tempo abitavo nella periferia di Detroit, successivamente, essendo affidati ai miei nonni, mi spostai nella zona più povera della città. Vivevo una vita più che modesta. In casa ci stavo solo per mangiare quando e se mangiavo. La notte la passavo fuori, preferibilmente da solo.”

“Non sono mai stato un tipo socievole. Gli studi non potevo permetterli e sicuramente non sarei riuscito a convivere con altri 20 ragazzi tutti i giorni. Le risse per me erano abitudine. Chiunque mi provocasse faceva una brutta fine. Ma era quasi un divertimento per me, l’apice della mia giornata tipo, direi.”

“Dopo che morì mio nonno, mia nonna non ce la fece più a mantenermi e quindi me ne andai di casa. All’età di 15 anni la mia infanzia era già finita… Come se fosse mai iniziata…Ma non era un problema per me. Non volevo essere come tutti gli altri bambini. Non volevo ne divertimenti ne una famiglia con la quale cenare la sera e giocare il fine settimana. Non volevo neanche un cane da portar a correre ne una cameretta tutta mia . Volevo semplicemente un obiettivo… Un obiettivo da raggiungere.”

“Perché in fondo la mia vita è sempre stata priva di qualsiasi ambizione o interesse. Solo quando ho conosciuto il wrestling grazie ad uno show indipendente nei dintorni di Detroit ho veramente capito quale strada avrebbe preso la mia vita. Ho capito che era una strada piena di fatica, sogni, sangue e volontà. Ma l’ho accettato, fin dal primo momento. Non mi sono mai posto problemi in merito e in fondo è anche grazie a questo se oggi sono qua, in EWF, con la voglia che avevo fin dal primo giorno di ECW di far vedere che Terry Gerin non è un fallito. La sua vita è fallita. Lui no. Non lo è mai stato.”


Un rumore di porta… E’ un addetto ai lavori.

AL – Tra poco sta al tuo match, Terry.

Faccio cenno di sì col capo. Quindi la porta si richiude e rimango nuovamente da solo. Sono pronto però, posso anche andare… Mi alzo, apro la porta e mi avvio a capo abbassato verso l’entrata che da sullo stage. Incrocio diversi colleghi, ma non saluto nessuno. Sono troppo concentrato… Adesso sta a me…E’ il mio turno.

“And making his way to the ring… From Detroit, Michigan… He’s the War Machine… RHINO!”